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Il Whilstleblowing, una misura “umana” di prevenzione della corruzione

I laboratori sul whistleblowing all’interno della Comunità di pratica dei RPCT hanno visto la partecipazione di oltre 20 tra RPCT e loro collaboratori e sono stati orientati a fare emergere criticità e buone pratiche nell’applicazione della legge per la protezione dei segnalanti e la gestione delle segnalazioni di illecito. I primi incontri sono stati di raccolta e scambio sulle difficoltà riscontrate nelle pubbliche amministrazioni, con un’attenzione alle specificità e alle peculiarità delle stesse.

La partecipazione attiva ha permesso di raggruppare temi ricorrenti e di provare a individuare insieme possibili risposte operative.

L’ultimo laboratorio ha anche anticipato alcune modifiche normative del decreto in fase di approvazione.

 

Riscrivere l’art. 8 del Codice di comportamento

Il laboratorio ha inteso colmare il divario esistente tra l’obbligo sancito dall’art. 8 del Codice di comportamento nazionale (DPR n. 62/2013) e la recente normativa di tutela del whistleblowing (d.lgs. n. 24/2023).

Nel corso del laboratorio sono stati presi in considerazione diversi nodi problematici
ambito di applicazione soggettivo e oggettivo,
opportunità di mantenere un dovere di segnalazione,
necessità di introdurre un obbligo di riservatezza e un divieto di ritorsione.

Il confronto con gli RPCT ha condotto ad una integrale riscrittura dell’art. 8 e l’introduzione di un ulteriore articolo 12-bis, relativo alle divulgazioni pubbliche (art. 15 del d.lgs. n. 24/2023).

Il “prototipo” del nuovo art. 8, realizzato durante il laboratorio, può essere utile ai singoli enti pubblici impegnati nel percorso di aggiornamento dei propri codici di amministrazione”.

I diversi incontri svolti sul tema del Whistleblowing

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